I materiali da costruzione influiscono sulla salubrità degli ambienti in cui viviamo: formaldeide, toluene o stirene sono solo alcune delle sostanze chimiche inquinanti che vivono indisturbate nelle nostre case! La soluzione? Qualche piccolo accorgimento…

La scorsa settimana abbiamo visto in generale cosa significa “inquinamento indoor”. Oggi affronteremo l’argomento in maniera più specifica andando ad analizzare un particolare aspetto di questo problema, ovvero la sua componente chimica, che include una serie di sostanze contaminanti.

Tutti sappiamo che in casa esistono muffe e polvere, inquinanti fortunatamente visibili di cui percepiamo perfettamente anche l’odore: se qualcosa “salta naso” abbiamo la possibilità di individuarne la fonte, isolarla ed eliminarla (o quantomeno di allontanarci da essa).

Cosa succede però quando le sostanze inquinanti in gioco sono normalmente invisibili ed inodore? Cosa significa poi, in termini di concentrazioni ambientali, arrivare comunque a percepire un profumo o a sopportare una puzza?

Cominciamo a capire subito che se arriviamo ad annusare qualcosa nell’aria, la presenza ambientale di ciò che annusiamo è già fortissima e probabilmente oltre i limiti espositivi.

Teniamo sempre presente che quando parliamo di inquinamento chimico dobbiamo confrontarci con quantità e concentrazioni veramente basse: gli strumenti adoperati per rilevare i composti nocivi presenti nelle nostre case devono arrivare ad isolare solo qualche microgrammo di sostanza per ogni metro cubo d’aria (μg/m3).

Tutto il problema dell’inquinamento chimico indoor viene misurato in μg/m3 e gran parte di questo problema viene affrontato con la schedatura di una decina di brutte sostanze (molto dannose per l’uomo) che non dovrebbero esistere nelle nostre abitazioni.

E’ ormai consolidata in tutta la legislazione Europea la tendenza a valutare concretamente la concentrazione delle seguenti sostanze all’interno degli ambienti di vita:

Formaldeide(000050-00-0)
Acetaldeide(000075-07-0)
Toluene(000108-88-3)
Tetracloroetilene(000127-18-4)
o, m, p-xilene(001330-20-7)
1,2,4-trimetilbenzene(000095-63-6)
1,4-diclorobenzene(000106-46-7)
Etilbenzene(000100-41-4)
2-butossietanolo(000111-76-2)
Stirene(000100-42-5)

Tali sostanze vengono prese come riferimento dall’Europa stessa anche per la valutazione delle caratteristiche prestazionali dei materiali da costruzione: il GPP (Green Public Procurement) e nella fattispecie il suo recepimento italiano, ovvero il PAN GPP (Piano d’Azione Nazionale per il Green Public Procurement), identifica le massime emissioni attribuibili ad un prodotto da costruzione per ogni sostanza elencata in questa lista.

Lo stesso GPP regola le emissioni di altre cinque sostanze, di solito meno comuni, ed impone un limite massimo per le emissioni totali di prodotto, il cosiddetto TVOC (Total Volatile Organic Compounds).

Cominciamo a capire che attorno a noi si sta consolidando un sistema normativo capace di tutelarci dai potenziali pericoli chimici che si possono nascondere nelle nostre case e nei materiali con cui sono costruite.

E’ chiaro comunque che il ruolo più importante per la tutela e la salvaguardia della nostra salute spetta comunque a noi: l’inquinamento degli ambienti domestici è infatti fortemente influenzato da tutte le nostre scelte e abitudini.

Aprire le finestre per il ricambio d’aria dei locali, utilizzare prodotti certificati per la pulizia della casa, evitare il fumo di sigaretta e utilizzare dispositivi per la depurazione e la purificazione dell’aria sono infatti ottime pratiche di prevenzione quotidiana che ricadono esclusivamente sotto la nostra responsabilità.

Architetto Leopoldo Busa,
esperto in qualità dell’aria indoor