Occuparsi dell’aria significa occuparsi delle persone
Occuparsi dell’aria che le persone respirano negli ambienti di cura vuol dire occuparsi del loro benessere mentale e psicologico, come ci hanno spiegato alcuni dei relatori dell’evento “Il respiro delle organizzazioni felici” che si è tenuto a Exposanità. Tutti gli interventi sono stati veramente utili e interessanti e vi racconteremo presto anche gli altri. Vogliamo ora partire da ciò che è centrale nell’azione di cura: la relazione e la persona, come emerge dagli interventi di Luca Secchi, direttore Generale di Villa Sorriso SRL a Marano sul Panaro (MO) e Letizia Espanoli, formatrice in ambito socio-sanitario.
Cosa troverai in questo articolo:
Cosa vuol dire per noi oggi fare cura?
Cosa significa per noi oggi prendersi cura di una persona? Dobbiamo rispondere a questa domanda e in questi termini, perché non possiamo delegare alle procedure aziendali qualcosa che loro non possono contenere. La natura del lavoro di chi assiste è tale che richiede all’operatore di mettere in gioco tutta la sua umanità, senza limitarsi a mettere in atto delle procedure, che servono ma non possono racchiudere il significato e il valore del gesto di cura. È necessario mettersi in gioco come persona con la consapevolezza di avere a che fare con un’altra persona, la quale, nonostante l’età o le problematiche di salute mentale o fisica, ha lo stesso desiderio di vita e di amore di chi compie il gesto di cura.
Qual è il compito delle organizzazioni e delle procedure nel gestire la cura?
L’organizzazione ha il compito di eliminare qualsiasi ostacolo tra l’umanità dell’operatore e la persona cui l’operatore sta prestando la sua cura. Questo non significa che i ruoli si devono scambiare ma vuol dire che noi siamo coscienti che la nostra umanità è il primo fattore di servizio alla persona.
L’altro punto fondamentale è aiutare e stimolare la resilienza dell’operatore, la capacità di riconoscere i propri bisogni, i propri limiti, fisici e mentali, e essere capaci di compensare: l’operatore che non si idrata durante il turno, che non si prende cura di sé e delle dinamiche che regolano il corpo e la mente non potrà essere adeguatamente in grado di prendersi cura dell’Altro. Allo stesso modo sapere come respirare (e ricordarsi di farlo!) correttamente permette di stabilizzare il battito del cuore e sopportare meglio la fatica, specialmente quando, come in condizioni di emergenza da pandemia, si usano tute e dispositivi di protezione ingombranti e pesanti.
Le procedure devono nascere da questo: dalla consapevolezza che tutti i membri dell’equipe hanno condiviso lo scopo del loro lavoro, e che solo INSIEME possono raggiungere i risultati che si pongono nel percorso di cura.
Il modo giusto di costruire è avere grandi sogni e fare piccoli passi.
Odori e benessere: il rispetto e la qualità di vita passano anche da lì
Dov’è che si sta bene? Stiamo bene dove si respira un’aria che non ha necessariamente un odore specifico, odore artificiale di qualcosa, ma dove l’aria sa semplicemente di aria, di natura, di acqua che scorre. Una tecnologia capace di portare in ambienti spesso estremamente ristretti, come quelli delle case di cura, questo tipo di aria, fa molto più che azione di prevenzione, contribuisce a migliorare la qualità di vita.
Una piccola storia vera: un uomo con gravissime piaghe da decubito, profonde ed estremamente maleodoranti, era assistito con grande difficoltà per ore e ore dalla moglie. L’arrivo della tecnologia in grado di eliminare l’odore delle piaghe cambiò radicalmente anche la vita della donna: “Sono riuscita di nuovo a stargli accanto con piacere e serenità. Sono riuscita di nuovo a dirgli Ti amo”.
Prendersi cura è interrogarsi sulle storie di vita (e sui loro odori)
Aria che sappia solo di aria? Molti si potrebbero chiedere perchè non profumarla, perché non aggiungere odore di qualcosa, magari con una funzione specifica? Non è così semplice, in particolare quando si tratta di persone fragili. L’odore, il profumo è molto di più di qualcosa di estetico, perché è ancorato nelle emozioni profonde e, anche se generalmente considerato buono, un certo profumo, può scatenare reazioni importanti e sofferenza. Una donna anziana che soffriva di demenza iniziò a piangere ogni sera senza che si capisse il motivo. Non c’erano stati cambiamenti nella sua routine, nessun evento particolare. L’unica differenza era che nella struttura che la ospitava era iniziato da poco un progetto legato ai profumi: verso sera veniva rilasciato aroma di lavanda. Solo la figlia dell’anziana signora seppe ricostruire cosa era successo: la madre durante la guerra era stata violentata in un campo di lavanda. E così quel profumo, generalmente considerato rilassante, aveva scatenato e risvegliato una enorme sofferenza.
Cosa ci insegna questa storia? Come esperti di cura dobbiamo anche diventare archeologi e speleologi della vita, saper raccogliere frammenti di storie, scavare nel cuore per capire che se nella memoria sono tatuati dolori non possiamo liberare nell’aria odori che quei dolori possono risvegliare.
Ecco perché un’aria neutra è un valore aggiunto, anche per chi non può dire il dolore provocato da certi eventi. Ogni vita ha i suoi ricordi, i suoi odori e in un ambiente in cui convivono tante persone un’aria neutra che sa solo di pulito, che sa solo di aria, è un valore aggiunto perché è buona per tutti.
Prendersi cura è liberare aria e spazi
Prendersi cura significa ricreare la bellezza terapeutica all’interno degli ambienti di vita e comincia per esempio da che aria c’è, da cosa respira che entra e risiede in questi spazi, da quale identità di cura vogliamo trasmettere attraverso le scelte di ambienti e di attenzioni.
Prendersi cura comincia anche dal togliere quello che non serve e fare spazio, perché una casa di riposo piena di cianfrusaglie, di polvere, di oggetti inutili, racconta di una mente incapace di aprirsi all’innovazione per creare nuove strade di cura, esprime mancanza di attenzione, sciatteria, fatica.
Bellezza terapeutica significa, quindi, fare spazio, buttare via ciò che non serve, mettere una certa attenzione nuova, uscire con il prurito della curiosità. Significa essere capaci di andare oltre il si è “sempre fatto così”, per cercare nuove soluzioni a situazioni considerate dati di fatto, come gli odori, quegli odori così caratteristici degli ambienti con persone malate e anziane, come detergenti, disinfettanti, chiuso, corpi. Aprirsi a una tecnologia che libera l’aria degli ambienti di cura è bellezza terapeutica, è essa stessa gesto di cura.