Cosa possiamo fare per difenderci oltre alle buone pratiche diffuse dal ministero della Salute?
In relazione alla presente emergenza abbiamo chiesto qualche consiglio al dr. Fabrizio Cervelli, biologo dei laboratori Archa di Pisa con cui collaboriamo da anni.

Una corretta igiene delle mani e l’attenzione a ogni piccolo gesto (gettare i fazzoletti dopo l’uso, non toccare  occhi, bocca e naso, mantenere le distanze consigliate) sono ormai pratiche note a tutti. E sono fondamentali. Fare un passo in più però è possibile, anzi è indispensabile:  si tratta di garantire un ottimo livello di igiene anche negli ambienti di vita e di lavoro, in particolare quelli indoor.
Nell’aria circola naturalmente una grande quantità di agenti microbici, non sempre del tutto innocui e il loro accumularsi negli ambienti chiusi può determinare l’insorgenza di condizioni di rischio infettivo sia respirando l’aria in cui sono aerodispersi sia toccando le superfici sulle quali gli agenti microbici possono essersi depositati.
Le attività di pulizia e disinfezione che oggi sono ampiamente descritte e consigliate eliminano gli agenti microbici dalle superfici ma non sono in grado di influire significativamente su quelli presenti nell’aria.
Per questo motivo è fondamentale garantire dei sufficienti ricambi d’aria e, quando possibile, è estremamente utile e consigliabile ridurre attivamente la presenza dei microrganismi nell’aria attraverso apparecchi sanitizzanti certificati per l’uso.
La riduzione della contaminazione microbica aerodispersa riduce drasticamente la possibilità di essere infettati da molti agenti biologici a diffusione aerea, garantendo condizioni di igiene ambientale più sicure.